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COLLEGNO -  VEGLIA DI PREGHIERA GIOVEDÌ SANTO PER I LAVORATORI  CHE RISCHIANO IL LICENZIAMENTO

Ex Fivit-Colombotto: Renzi, «cambia tu verso»

Fallisce il vertice a Roma, azienda irremovibile – I dipendenti si appellano al premier sabato 12 a Torino

 

Il 17 aprile prossimo, giovedì della Settimana Santa, giorno in cui la comunità cristiana inizia il triduo in cui si fa memoria della Passione di Gesù,  per gli 82 dipendenti dell’ex Fivit Colombotto di Collegno potrebbero scattare le procedure di licenziamento.  Per questo nella parrocchia di San Massimo, dopo la Messa in Coena domini, alle 21, è stata organizzata una veglia prolungata di adorazione eucaristica in cui si pregherà in particolare per il mondo del lavoro e per i dipendenti dell’Ex Fivit Colombotto. «Poiché il 17 aprile inizia il Triduo Pasquale e per i lavoratori dell’Agrati si decide del loro futuro, il nostro Consiglio pastorale – dice il parroco don Claudio Campa – ha deciso di sottolineare la celebrazione della reposizione del Santissimo Sacramento con una preghiera particolare per il mondo del lavoro in sofferenza. Ci saranno testimonianze dei dipendenti dell’Agrati e di altri lavoratori in difficoltà. Rifletteremo davanti a Gesù Eucarestia sulle piaghe delle Passione del Signore e sulle ferite della nostra umanità, sulla passione di tanti uomini e donne di oggi che vivono anche nelle nostre città. La preghiera è aperta a tutti: è il modo in cui le nostre comunità parrocchiali – come ci ha incoraggiato il nostro Arcivescovo quando è venuto ai cancelli dell’ex Fivit Colombotto – ‘desiderano manifestare la vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie: la sofferenza dei lavoratori dell’Agrati è una ferita per tutta la comunità cristiana e la cittadinanza di Collegno. Senza il lavoro le famiglie perdono la serenità, i giovani non possono costruire il proprio futuro: la Chiesa non può essere indifferente e ha il dovere di sostenere la comunità quando è nel dolore’».   Sul fronte delle trattative per scongiurare i licenziamenti, dopo il tavolo regionale con i vertici dell’azienda proprietaria dell’ex Fivit Colombotto, non è andato a buon fine neppure l’atteso vertice che si è tenuto tra le parti martedì 8 aprile a Roma, presso il ministero della Sviluppo economico: i rappresentanti dell’Agrati, la società lombarda proprietaria dello stabilimento di Collegno che produce viti e bulloni per auto ed elettrodomestici, sono stati irremovibili. Al sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, all’assessore regionale Claudia Porchietto e al sindaco di Collegno Silvana Accossato (che non invitata al tavolo si è presentata comunque a Roma ed è stata ammessa alla riunione) il direttore generale dell’Agrati Paolo Pozzi con il direttore industriale  e quello delle Risorse Umane hanno rifiutato tutte le proposte di riprendere la produzione a Collegno per consentire la ricerca di nuovi investitori. Per l’Agrati i licenziamenti sono inevitabili: motivo, strategie aziendali di razionalizzazione della produzione.

«Nel comunicato che ha diffuso il ministero all’indomani dell’incontro a Roma – commenta amaramente Claudio Siviero,  della rsu Fiom della ex Fivit Colombotto – è descritta l’’indisponibilità’ dell’azienda a tornare sui suoi passi. Il ministero dice di aver fatto il possibile per trovare una mediazione e di essersi appellato alla responsabilità sociale ma i vertici dell’Agrati non sono disposti a rivedere le strategie aziendali che sono dettate da una visione che considera i lavoratori solo dei numeri. Noi dipendenti siamo sconcertati. Abbiamo accanto a noi l’Arcivescovo di Torino che ha provato a sentire i vertici dell’azienda, la Regione, la Provincia, il Comune, la società civile e la comunità cristiana. A nulla sono valsi i nostri appelli a trovare una soluzione alternativa alla procedura di cessazione di attività di uno stabilimento i cui bilanci sono in attivo e in cui non si è fatta un’ora di cassintegrazione. Sabato 12 aprile sarà a Torino il primo ministro Matteo  Renzi: andremo in delegazione da lui. Se davvero vuole ‘cambiare verso’ al nostro Paese deve darci una risposta. È in gioco il futuro dei nostri figli e quindi dell’Italia».

 Marina LOMUNNO (da “La Voce del Popolo” del 13 Aprile 2014)