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La straordinarietà di questo Sinodo si fonda sull’argomento trattato, in quanto ci si vuole occupare seriamente di una questione pastorale tanto urgente come quella della famiglia, interpellando Vescovi, ma anche sacerdoti, quanti svolgono, in qualità di volontari o meno, ruoli educativi nelle associazioni cattoliche, genitori…

Nella nostra Unità Pastorale, venerdì 3 gennaio sacerdoti e  diaconi si sono riuniti per  discutere sul questionario.  Di seguito pubblichiamo una sintesi dell’incontro che si è particolarmente rivolto a due degli otto punti del questionario e più precisamente:

  • ·        il punto 4 – “Sulla Pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili”,
  • ·        il punto 6 – “Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari”.

Ci sono stati interventi di tutti i presenti, con uno spazio particolare lasciato alla parola dei diaconi permanenti in quanto sposi e padri di famiglia.

La posizione della donna è particolare: nella pari dignità delle persone nella famiglia lei ha un posto privilegiato, sembra più sensibile; il periodo del fidanzamento è stato sostituito dalla convivenza, che è  un finto fidanzamento o peggio una prova di matrimonio -“facciamo finta di essere sposati” e vediamo come va… per un po’…- impedendo così il confronto vero sui propri ideali e modelli di vita, base indispensabile per un progetto condiviso in cui includere lo stile di vita, le amicizie, la gestione del tempo libero, i rapporti famigliari, la mentalità etc… Spesso le ragazze si bruciano con una prima convivenza fallimentare, ed è difficile che poi riescano a intavolare rapporti solidi in seguito.

La famiglia ha seri problemi economici (per vivere spesso lavorano entrambi) che incidono sullo stile di vita: spesso i genitori sono assenti e i figli crescono con educazione delegata prima ai nonni (se ci sono) poi ai vari enti (scuola, parrocchia, ente sportivo…). I giovani hanno presto contatto con le tecnologie informatiche (che però non sanno gestire) e sono analfabeti affettivi. Se poi sono figli di separati spesso dimostrano vere e proprie carenze e fragilità e se ci sono ricombinazioni (il nuovo compagno della mamma che entra in casa all’improvviso ad es.) hanno seri problemi e ci si rivolge allo psicologo, che peraltro spesso identifica il problema ma non può risolverlo. Altre volte la situazione è molto confusa: i genitori sono separati ma si frequentano ancora, oppure vivono insieme ma gestendosi relazioni indipendenti…

Tutto questo a causa della generale immaturità affettiva, ma anche come detto delle cambiate condizioni di vita  e spesso della fatica a identificare tutto ciò come un problema: la convivenza è “con riserva”, c’è una grave difficoltà a prendere una decisione stabile, si ha una tremenda paura del futuro: d’altra parte manca l’educazione alla rinuncia (una volta si usavano i fioretti, oggi tutti tendono al meglio ma così non c’è allenamento al sacrificio e all’amore che faccia posto all’altro).  La pillola a volte è usata per risolvere alcuni problemi ma ne maschera tanti più grossi, ed è spesso consigliata dai genitori alle ragazze.

Si è fatto notare anche il legame tra crisi della famiglia e crisi della cristianità, con tutto ciò che comporta a livello di crisi dei valori e dittatura del relativismo individualista. Oggi il concetto di famiglia è devastato, al pari della nostra società. Non si vede semplicemente “cosa c’è di male”, i media hanno spinto verso il libertinaggio in tutto l’occidente .

Purtroppo si danno anche diversi casi in cui anche operatori pastorali o ex educatori di oratorio si trovano in crisi o finiscono per convivere: ci si chiede se davvero c’è un cammino di formazione umana oltre che spirituale o se le iniziative prese in passato sono state dettate da un generico senso di appartenenza sociale, che non ha toccato il cuore delle relazioni. Non è così evidente la bellezza del matrimonio cristiano, fedele, stabile, capace di amore profondo e autentico, e non è per niente chiaro che tutto questo è frutto della Grazia specialmente in un contesto culturale che contrasta la fedeltà stessa. Peraltro, statisticamente, le coppie che scelgono la convivenza prima del matrimonio si separano il 40% dei casi in più delle altre.

Si pone seriamente il problema di cosa proporre in queste situazioni, ormai diffusissime: esistono già i gruppi famiglia, e questi possono essere utili per le famiglie più o meno  “sane”, per prevenire le situazioni di crisi, ma per quelle già divise o ricombinate non ci sono proposte pastorali serie, anche perché non è semplice coniugare verità e accoglienza. Si è fatto notare che la diversità delle prassi pastorali fa vacillare anche il riferimento alla verità: chi ha ragione: chi esclude tutti o chi accoglie tutti? si battezzano o no i figli dei conviventi? a che condizioni? Problematico anche l’intervento in rete con le agenzie educative: gli insegnanti e gli educatori vivono la stessa identica crisi.

Servirebbero alleanze tra le famiglie, e forse anche proposte di evangelizzazione che vadano verso di loro anche fisicamente: il vangelo nelle case ad esempio, o simili. D’altra parte  servirebbe anche un intervento della politica che riconosca e valorizzi l’apporto delle famiglie sul territorio.