Questo sito utilizza i cookies per la gestione della navigazione. Proseguendo o cliccando su "Accetto" acconsenti al loro utilizzo.

 

Un immagine biblica ci aiuta ad entrare nel tema che vogliamo affrontare: la prendiamo dal Vangelo di Giovanni (11,43): il grido di Gesù: “Lazzaro, vieni fuori!”

Gesù è presente in un contesto di malattia, di sofferenza, di fatica di debolezza e di morte. E chiede anche a noi di essere presenti. Non si fugge, non si scappa.

Dice a Lazzaro: ‘vieni fuori…’ ed è come se noi provassimo a cambiare il nome di Lazzaro in quelli di chi incontriamo per assumerci la vocazione ad essere concreti segni di vita nuova, di quella vita che fa passare dal buio alla luce. Qui già possiamo chiederci: ‘come pronunciamo quei nomi? Come portiamo questa luce? Con quel grido si rende visibile la natura e la potenza di Gesù e del Vangelo.

Soprattutto ci si rende conto che il tentativo di uscire dal buio è anche la possibilità di una nuova visibilità, quella che ti restituisce agli altri e ti ridona delle possibilità, tra le quali quella di riassaporare la felicità.

L’annuncio della salvezza si esplicita nella concretezza di una vita che ti ri-appartiene e ‘appartenere’ non è essere schiavi bensì dignità e segno di ciò che di più bello Dio desidera per te.

Sviluppiamo il concetto di carità, di amore (centro di ogni annuncio di salvezza), lo possiamo pronunciare solo partendo dalla certezza che Dio Padre ci ama per primo in Gesù nel dono dello Spirito, e tutto questo gratis!

Tre forme di carità ci sostengono:

-       L’amore di Dio per noi

-       L’amore nostro per Dio

-       L’amore di ciascuno di noi per il prossimo

Ebbene, tutte queste sono una sola realtà e non c’è annuncio che passi se si dividono o si separano. Fare unità di tutto questo è il vero cammino che ci è richiesto. Lui ci ha amato per primo e a Lui, come risposta va il nostro amore che di conseguenza viene riversato nel prossimo.

La carità non va inventata perché nasce da Dio e a lui va domandata come dono e la si esercita nel modo più ‘semplice’, senza sovrastrutture e senza condizionamenti culturali.

Concretizzazioni, sguardi, fatiche e passaggi. Diamo un duplice sguardo, uno sulla esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii Gaudium ai numeri 85 e 198 e l’altro su Maria, donna della carità. C’è un aspetto di Maria un po’ poco ricordato: l’attenzione. Il suo è un atteggiamento di attenzione ‘vigilante’ dell’io sugli altri, prontezza, trasparenza di sguardo (basti pensare al contrario cosa proviamo quando riceviamo disattenzioni). E poi l’attenzione data da un amore vero, disinteressato ed è qualità umana necessaria e indispensabile per il cammino spirituale.

Le nostre motivazioni, almeno di chi si dice credente vanno confrontate con questi parametri, altrimenti saranno sempre forti le frustrazioni, specialmente quelle che a volte ti portano a pensare che tutto vada a finire nel nulla. Vorresti che quelli che si rivolgono a te credessero … vorresti che frequentassero la comunità ma non li vedi … Non so in realtà se funziona proprio così. Carità è anche sempre rimarcare una fragilità, e questo non è piacevole per nessuno … e non bisogna dimenticarlo mai.

 

Don Dario Monticone